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divisione del cervello in parte sensoria e motoria

L’ORGANIZZAZIONE E LA PIANIFICAZIONE DEL MOVIMENTO

Estensioni e applicativi in Sigmasofia



          Le rappresentazioni interne sensoriali servono principalmente per fornire le informazioni necessarie alla pianificazione, alla coordinazione e all’esecuzione dei movimenti diretti a uno scopo.

Abbiamo già trattato i sistemi neurali che controllano i movimenti volontari e quelli involontari, in questa lezione approfondiremo i movimenti volontari prendendo come esempio quelli della mano e del braccio, per descrivere i funzionamenti che stanno alla base del controllo sensori-motorio e traslare i meccanismi neurofisiologici all’interiorità.

Pensiero, azione e spontaneità

Per il controllo, istante per istante, del movimento non sono necessari

processi coscienti di elaborazione,

anche i movimenti complessi vengono eseguiti senza pensare affatto a quali articolazioni o gruppi muscolari attivare, anzi il portarvi attenzione potrebbe peggiorare la prestazione. Anche se l’intenzionalità e la pianificazione di eseguire un determinato movimento riguardano il coinvolgimento cosciente dell’atto, l’esecuzione in sé è come se fosse automatica. Ciò potrebbe essere ancora una volta una prova del fatto che

il pensiero,
se non utilizzato come campo di forza,
ma come sola identificazione nel contenuto,
diventa ostacolante piuttosto che performante.

Abbiamo infatti più volte sperimentato come l’esecuzione di esercizi motori anche complessi, per esempio di ∑ophy Martial Art, risulti più fluida proprio quando non pensiamo al singolo movimento ma ci lasciamo andare all’automatismo. Ma, anche nel quotidiano possiamo rilevare che ciò che denominiamo

spontaneità

indica la corrispondenza tra

pensiero e azione.

Questo automatismo innato del movimento può quindi essere inficiato, ostacolato dall’identificazione nel contenuto, non da processo del pensare in sé. Possiamo distinguere, infatti:

  • una spontaneità innata, legata ai metabisogni primari,
  • una spontaneità che possiamo definire acquisita perché legata a un contenuto del pensiero, dell’emozione, per cui vi è immediatezza tra pensiero e azione, ma il campo di forza va a sostenere un contenuto riflesso, rispetto a un metabisogno primario.

Per esempio, aggredire un’altra persona per un diverbio agendo in modo diretto, senza riflessione alcuna, è una forma di spontaneità acquisita, perché il campo di forza vitale, istintivo-emozionale Io-somatico viene convogliato su quel contenuto, così come lo è l’esecuzione di un esercizio motorio appreso, che quanto più è allenato tanto più risulta automatico; il movimento legato allo stimolo della fame è invece un esempio di spontaneità innata.

La trasformazione sensori-motoria

Poiché i segnali motori in uscita derivano dai segnali sensoriali in ingresso, l’esecuzione di un movimento presuppone in primis una trasformazione sensori-motoria.

I segnali sensoriali necessari sono:

  • la collocazione nello spazio,
  • il calcolo temporale, gli angoli articolari,
  • la lunghezza dei muscoli (informazioni cinematiche),
  • le forze generate (informazioni cinetiche).

I riflessi semplici, come quelli tendinei, richiedono la trasformazione dei segnali sensoriali in ingresso in segnali motori in uscita, senza il coinvolgimento dei centri cerebrali superiori.

Il movimento volontario implica invece un’elaborazione dei segnali in più stadi: i livelli superiori pianificano gli scopi più generali del movimento, quelli inferiori presiedono al modo con cui questi scopi vengono raggiunti. Finalità e modalità di realizzazione sono le componenti fondamentali di qualunque processo e, infatti, nello specifico, lo sono anche del

progetto di ricerca su se stessi.

Sia se si tratti di scopi immediati sia di progetti inerenti alla conoscenza di sé, la progettualità va resa concreta attraverso le relative modalità applicative: per pubblicare un libro è necessario inquadrarne la finalità e applicare i vari steps di realizzazione, come lo scrivere, il correggere, lo stampare, il contattare un editore ecc., nel caso della conoscenza di aspetti di sé, per esempio rispetto all’affettività, le modalità di manifestazione sono appunto l’oggetto da consapevolizzare attraverso il vissuto.

Il sistema nervoso centrale contiene delle

mappe neurali
(rappresentazioni interne)

che mettono in correlazione i segnali sensoriali con i comandi motori. Per poter svolgere atti motori accurati esso deve svolgere un’opera di previsione e di controllo. La prima trasforma i comandi motori in conseguenze sensoriali, attraverso una copia del comando motorio che simula i movimenti necessari, la seconda determina gli atti motori necessari per ottenere le conseguenze sensoriali attese, se i parametri sono corretti la previsione coincide con il risultato atteso.

Spesso il controllo del movimento è impreciso e ciò è dovuto alla variabilità intrinseca dei neuroni (motoneuroni e neuroni sensoriali) determinata da fluttuazioni dei loro potenziali di membrana, dette

rumore neurale di fondo,

che limita l’accuratezza della stima prevista e la precisione della contrazione dei muscoli necessari. Questo rumore neurale di fondo aumenta con la velocità media dei movimenti, pertanto l’accuratezza dei movimenti è inversamente proporzionale alla velocità. Tuttavia, saper mantenere il

lucido abbandono

anche durante ritmi sostenuti, nonostante, come detto, questa aumenti la difficoltà, è una facoltà applicabile per mantenere la traiettoria decisa; ciò implica, però, già una capacità di disidentificazione, un altro degli scopi dei movimenti di ∑ophy Martial Art da far ricadere nel quotidiano.

Ma, l’imprecisione dei movimenti può derivare anche dalla mancanza di accuratezza delle mappe neurali che deve tener conto di molti fattori biomeccanici (la posizione iniziale di un’articolazione, il coinvolgimento di altre articolazioni, le forze elastiche, la forza muscolare, le forze resistive, l’accelerazione ecc.), dei muscoli, dei tendini e della forza di gravità e ciò complica la possibilità del sistema nervoso centrale di operare trasformazioni sensori-motori accurate. Anche nell’interiorità avviene il medesimo processo: si pensa a come realizzare un qualcosa e si procede con l’esecuzione ideata, se la previsione e l’esecuzione sono appropriate se ne ottiene il risultato atteso. Ma quante volte queste non lo sono e il risultato viene appunto disatteso? Se c’è discrepanza tra la previsione e il controllo, ciò indica che c’è qualcosa da correggere, nella progettualità e/o nella modalità applicativa. Nell’Io, l’imprecisione rispetto la realizzabilità di un intento può essere parimenti dovuto a mancanza di accuratezza nella previsione, di consapevolezza del proprio stato Io-somatico attuale, a distrazioni di fondo, così come la fretta di realizzazione può diventare ostacolante.

Il consapevolizzare l’allineamento di queste fasi e contestualizzarle è una delle importanti finalità del percorso di ricerca su di sé.

Per questo esercitarsi nella riproduzione precisa e accurata di movimenti complessi allena capacità di previsione, di controllo e di automatismo, da far ricadere nell’azione quotidiana. È uno degli scopi della ∑ophy Martial Art.

Gli ostacolatori Io-somatici sono appunto le identificazioni in determinati contenuti-nodi emozionali che non consentono all’azione di essere allineata con l’intenzione.

Riferimenti esterocettivi e propriocettivi

Nelle trasformazioni sensori-motorie si usa un sistema di coordinate che mette in relazione oggetti esterni al corpo tra loro o al corpo stesso, facendo uso di riferimenti esterocettivi (in genere visione ed udito), e di coordinate che mettono in relazione le lunghezze muscolari e gli angoli articolari in base a riferimenti propriocettivi.

Una volta stabilito un compito motorio, i piani di realizzazione non sono affatto predeterminati, in quanto per esempio la mano può raggiungere un bersaglio eseguendo molteplici alternative di movimento, tuttavia i movimenti di raggiungimento sono prevalentemente lineari, stereotipati e invarianti. Come detto,

per la realizzazione di un intento si deve tener conto
del contesto (coordinate esterocettive)
e ovviamente di sé (il riferimento propriocettivo).

I piani di realizzazione di esso possono essere molteplici, tuttavia la maggior parte delle volte sono stereotipati, ciò non significa che non siano efficaci, ma neanche che non esistano alternative che possono portare agli stessi risultati ma con varianti, perché no, creative.

Il sistema nervoso produce azioni motorie complesse a partire da movimenti elementari stereotipati, in base a riferimenti spazio-temporali, nonostante le differenze nella direzione, nella velocità e nella localizzazione. Recenti studi computazionali su diversi tipi di esecuzione di compiti motori hanno rilevato che

la scelta del repertorio motorio è il risultato della valutazione di diverse possibilità e la scelta di quello migliore.

Ciò implica che l’esecuzione dei movimenti possa migliorare attraverso l’evoluzione e l’apprendimento motorio. Inoltre, per quantificare gli aspetti positivi e negativi di un movimento il sistema nervoso centrale assegna un costo a ogni possibile movimento e seleziona quello con un costo più basso, per esempio, per un movimento di raggiungimento della mano il costo è l’errore finale, che viene valutato in base alla variabilità del raggiungimento del bersaglio.

Traslando nell’interiorità

questa modalità di funzionamento, possiamo evincere che

per la realizzazione di progetti anche complessi, articolati,
alla base vi deve essere
la semplicità, la linearità
nel riconoscimento dell’intenzionalità di fondo,

affinché il risultato atteso si realizzi e quindi coincida, come detto prima, con la previsione e la modalità applicativa. Tale modalità di funzionamento evidenzia peraltro come l’apprendimento continuo, in ogni contesto di vita, consenta un repertorio di consapevolezza più ampio da poter utilizzare.

Controllo a feed-forward e a feedback

Per controllare la traiettoria di un movimento (ad esempio del braccio) viene utilizzato un controllo detto anticipatorio (a feed-forward), questa modalità non tiene in considerazione il sistema a feed-back dei segnali sensoriali, poiché l’analisi e l’elaborazione di essi richiede del tempo e ciò inficerebbe l’esecuzione (per esempio i movimenti saccadici degli occhi, ossia i rapidi e frequenti movimenti degli occhi da un punto periferico del campo visivo a quello di interesse).

Per correggere gli errori dei movimenti viene invece utilizzato un controllo a feedback, per cui l’azione viene monitorata dall’inizio fino al suo completamento. Tale sistema può diventare efficiente tanto da compensare il rumore di fondo neurale e le perturbazioni prodotte dall’ambiente.

Nella maggior parte dei sistemi motori, vengono utilizzati sia controlli a feed-forward sia a feed-back. I primi entrano in gioco all’inizio di un movimento e man mano che questo prosegue interviene il sistema di controllo a feed-back.

Il controllo a feed-back non è in grado di generare un comando prima della rilevazione di un errore, mentre il controllo a feed-forward si basa solo una pianificazione che perciò non tiene conto dell’errore.

Per la realizzazione di un intento/progetto è utile sia la pianificazione, come detto, sia la capacità di correzione in itinere, man mano che si acquisiscono nuove consapevolezze. Il feed-back può essere il rimando della situazione di vita che incontriamo o la chiarezza o meno del messaggio che arriva all’altro rispetto alla propria azione.

Spesso, il non tener conto dei feed-back,
comprese le possibili proiezioni dell’altro,
può costare la realizzabilità dell’intento stesso:

pensiamo per esempio a quando per l’intento di affermare noi stessi senza leggere il contesto del momento o il proprio (una relativa problematica irrisolta), possiamo essere percepiti come invadenti, presuntuosi o non essere affatto ascoltati e quindi, ad esempio non ottenere quanto voluto soprattutto se questo coinvolge decisioni di altri.

Affinché il sistema a feedback sia efficace sono necessarie le informazioni in cui si trova il corpo, come per esempio la posizione dei segmenti corporei e la loro eventuale velocità di movimento, tuttavia, come detto, le informazioni che vengono dalla periferia contengono un elevato rumore di fondo e vengono trasmessi lentamente, tali ritardi possono implicare una mancata accuratezza del movimento che si intende compiere. Per compensare ciò possono essere adottate due strategie: l’intermittenza del movimento e la previsione.

Strategie: l’intermittenza del movimento e la previsione

L’intermittenza del movimento comporta delle pause (come per esempio nei movimenti saccadici degli occhi), se la pausa è superiore al ritardo dei segnali sensorio-motori l’intermittenza consente la correzione e quindi una maggior accuratezza del movimento.

La strategia di previsione comporta l’analisi dell’insieme delle informazioni sensori-motorie sia in entrata sia in uscita, ossia una stima delle condizioni in cui si troverà il proprio corpo in un momento successivo. Essendo questa stima predittiva, si possono compensare gli effetti dei ritardi dei circuiti a feedback.

Riportando nel quotidiano tali modalità,

per il raggiungimento di un obiettivo non soltanto motorio,
ma anche rispetto alla conoscenza di sé,
mettere in pausa, far decantare degli avvenimenti
per poter meglio metabolizzarli
può risultare funzionale per la realizzazione di ciò che si è prefissati,
e si possono mettere a fuoco componenti di sé
da poter eventualmente correggere
affinché la previsione possa coincidere quanto più possibile con il risultato atteso.

Se la previsione è corretta possono essere anticipati e, quindi compensati, eventuali ritardi di consapevolezza.

Ovviamente la sinergia di entrami i sistemi sortisce i risultati migliori, tuttavia ci sono situazioni dove l’utilizzo di una modalità è più idonea rispetto all’altra. Per esempio se alcuni atti motori implicano l’imprevedibilità del comportamento di un oggetto (per esempio per regolare la presa del filo di un aquilone) è più utile il sistema a feed-back, poiché consente di adeguare continuamente la presa via via che le condizioni dell’oggetto mutano. Quando invece le condizioni di un oggetto sono stabili, la strategia della previsione consente movimenti più rapidi, compensando i ritardi dei segnali sensoriali rispetto al carico[1].

Il modello dell’osservatore

La scelta dell’utilizzo dell’una o dell’altra modalità o di entrambe è governata da un apparato del sistema nervoso detto modello dell’osservatore, che consente di fare una stima delle varie possibilità di movimento e selezionare quella più efficacie. Il sistema nervoso è predisposto alla comparsa di eventi inattesi o all’assenza di un evento atteso e risponde conseguentemente, stabilendo anche lo svolgimento o meno delle azioni successive di un compito motorio programmato.

Anche queste che possiamo definire strategie realizzative possono essere traslate all’interiorità, per cui

alla pianificazione di un’intenzionalità da realizzare va associato il tener conto del contesto, il mantenersi aperti quindi a un’eventuale correzione o aggiustamento del tiro per la realizzabilità dell’intento, che può implicare anche il rinunciarvi (in quel momento o in quella modalità).

È utile tener conto del contesto soprattutto quando questo è potenzialmente mutabile, per esempio quando il proprio intento coinvolge altri, il cui contesto interiore non sempre è conosciuto, quindi prevedibile. L’utilizzo prevalente dell’aspetto pianificatorio avviene quando le condizioni in cui agire sono maggiormente conosciute, quindi prevedibili.

La posizione interiore, denominata in Sigmasofia dell’

osservazione partecipata,

è assimilabile a questi concetti, è infatti quella che consente l’azione più efficacie perché tiene conto sia di sé sia del contesto, ma è possibile soltanto se non vi è identificazione nell’uno o nell’altro aspetto. È una condizione che coincide perfettamente con la predisposizione all’imprevedibilità degli eventi sia nella capacità di stabilire la necessità o meno di un intervento. È infatti una condizione necessaria per la Maieutica.

Distinzione tra percezione e azione

Sappiamo che le vie nervose della visione percorrono due vie, distinte in base alla funzione: quella ventrale è devoluta alla percezione cosciente, quella dorsale alla collocazione degli oggetti nello spazio ed è quindi correlata all’azione motoria. Questa distinzione tra percezione e azione è riscontrabile (oltre che in alcune condizioni patologiche) anche nell’illusione dimensione-peso, in conseguenza della quale se vengono posti due oggetti di diverse dimensioni e di peso uguale, l’oggetto di maggior dimensione viene percepito di peso maggiore, ma dopo aver sollevato alternativamente entrambi, l’oggetto più piccolo viene percepito come più pesante. Tuttavia, dopo aver ripetuto più volte l’operazione (all’ottava prestazione), le forze di presa e di carico risultano adeguate agli oggetti, ciò indica che il sistema sensori-motorio diventa appropriato, pur proseguendo la sensazione cosciente dei soggetti di una differenza di peso.

Ciò è riscontrabile quando non c’è allineamento interiore, per cui l’identificazione in alcune componenti di sé, a causa di elementi ostacolanti, può distorcere l’autopercezione o la percezione degli eventi.

Per esempio, questo può avvenire quando percependo l’altro o una situazione di vita in modo proiettivo (perché ostacolati da elementi di sé irrisolti) il nostro intervento risulta sproporzionato, fuori tono, pur possedendo potenzialmente la capacità affinché non lo sia (“il sistema sensori-motorio diventa appropriato, pur proseguendo la sensazione cosciente dei soggetti di una differenza di peso”). L’elaborazione vissuta di questi processi facilita l’allineamento verso se stessi-l’altro, la centralità.

Il sistema nervoso centrale sviluppa un modello interno di complesse interazioni biomeccaniche durante le prime fasi dell’infanzia, anche se questo aggiornamento dura tutta la vita e dipende fondamentalmente dal sistema propriocettivo (che fornisce informazioni circa le variazioni della lunghezza dei muscoli e degli angoli articolari). I sistemi motori devono quindi adattarsi alle diverse condizioni dello sviluppo e dell’esperienza. Sebbene esistano delle forme innate di comportamento motorio, vedi per esempio l’immediatezza di un puledro a stare in piedi appena nato, generalmente

il comportamento deve adattarsi a condizioni sempre mutevoli che non possono essere acquisite da un sistema nervoso immutabile.

Per esempio il sistema sensori-motorio deve costantemente adattarsi alle proporzioni del corpo che si modificano nel tempo affinché tale relazione rimanga appropriata. Questo modello ci suggerisce l’importanza dell’adattabilità a condizioni impreviste e mutabili come è nella naturalità delle cose, in questo senso, l’adattabilità è un segno di evoluzione, di intelligenza.

Forme di apprendimento, capacità di adattamento e propriocezione

L’apprendimento consente di modificare le abilità motorie.

Si possono distinguere due forme di apprendimento:

  • una denominata implicita, in base alla quale il soggetto apprende senza che vi sia un ragionamento su ciò che apprende, come il saper andare in bicicletta. Tali informazioni in genere possono essere conservate a lungo anche senza esercitarsi.
  • L’apprendimento denominato esplicito, invece, comprende l’acquisizione progressiva di nuove informazioni, tali informazioni tendono facilmente a essere dimenticate, anche se un’esposizione prolungata può potenziarne la conservazione mnemonica.

Come sappiamo l’Io-psyché veicola informazione innate, e sono proprio queste che consentono la capacità di apprendimento, che si realizza nell’Io-soma attraverso la neuroplasticità del sistema nervoso, modificabile dall’esperienza: in realtà è un processo simultaneo. Più l’esperienza è implicante più può imprimersi e trasmutare la propria modalità di intervento. L’ostacolatore D.R.R. è ciò che non consente o non rende fluida la sperimentazione e, conseguentemente, l’apprendimento di nuove consapevolezze potenzialmente applicabili come strategie realizzative più funzionali.

Inizialmente abbiamo accennato al fatto che le trasformazioni sensori-motorie hanno

componenti cinematiche e dinamiche.

Ricordiamo che le prime implicano la correlazione tra coordinate spaziali diverse (come gli angoli delle articolazioni del braccio), mentre le trasformazioni dinamiche implicano la generazione di forza appropriata.

Per esempio, per imparare ad usare il mouse, occorre imparare la trasformazione cinematica tra i movimenti della mano e il cursore sullo schermo e la trasformazione dinamica della forza da imprimere per poter spostare il mouse, in base all’inerzia del mouse e alla frizione fra esso e il suo tappetino. Queste trasformazioni, come detto, sono sempre in atto durante lo sviluppo di un individuo, sia in conseguenza della sua crescita sia per le diverse esperienze che attua nel corso della vita.

La capacità di adattamento
deriva
dall’apprendimento di nuovi modelli motori.

Interazioni dinamiche inattese, infatti, possono produrre nuove azioni, grazie all’apprendimento che può consentire anche capacità reattive anticipatorie: è esplicativo lo studio eseguito su soggetti che dovevano compiere movimenti per raggiungere diversi bersagli partendo dal centro, muovendo un braccio meccanico. Come detto, i movimenti per afferrare un oggetto sono stereotipati secondo una traiettoria rettilinea, nell’esperimento citato, quando viene introdotta una forza perturbativa in senso orario che modifica necessariamente l’angolo dell’articolazione della mano, inizialmente i movimenti diventano leggermente curvilinei, per poi adattarsi rendendo nuovamente preciso il raggiungimento del bersaglio, ma alla cessazione della forza di perturbazione si rilevano nuovamente movimenti curvilinei in senso opposto alla forza perturbativa, per poi riadattarsi alla nuova condizione di non perturbazione: ciò dimostra l’avvenuto apprendimento di un nuovo schema motorio compensante la perturbazione.

L’apprendimento, quindi, determina la capacità di adattamento che, come detto, è fondamentale per far fronte a nuove condizioni o addirittura a prevedere e quindi predisporsi a ciò che avverrà, anticipando di conseguenza possibili errori proiettivi.

Per esempio, se nel percorso di ricerca personale è emerso un nodo emozionale rispetto figura autoritaria, o rispetto il riconoscimento, avendo affrontato tale tematica è possibile predisporsi al non proiettare la propria problematica in una situazione a cui si è potenzialmente risonanti, come dover interloquire con una figura di riferimento per quel contesto.

La propriocezione,
ossia la capacità di individuazione del proprio corpo nello spazio,

quindi dei suoi segmenti, è determinate nell’apprendimento e nell’accuratezza dei movimenti, infatti nei soggetti affetti da neuropatie sensitive vengono compromesse la stabilità del corpo e la coordinazione motoria, fino a quando non imparano a compensare il deficit sensitivo con la visione, ma in assenza di essa il movimento risulta sempre instabile e maldestro.

La propriocezione,
ossia la percezione di sé,

è fondamentale nell’apprendimento e tutto ciò che come detto ne consegue, così come per la stabilità Io-somatica. Il non riconoscimento di sé, o di alcune componenti, comporta infatti una difficoltà rispetto alla propria individuazione o, nei casi più gravi, a una sorta di scissione rispetto alla consapevolezza di sé, che non può che comportare instabilità.  Un Io-soma instabile necessariamente non coordina le varie funzioni di sé, perché non le percepisce o le percepisce parzialmente o in modo alterato. Per esempio, se ci si percepisce brutti o inadeguati questo può rendere difficoltoso instaurare relazioni affettive-sessuali, al di là se questi concetti possano essere condivisi o meno da chi rende oggetto del proprio interesse.

L’ascolto di sé,

infatti, concorre in maniera determinante alla conoscenza di sé e di sé in relazione a ciò che lo circonda, fino a che questi processi non verranno vissuti come parti di un tutt’uno, come

autonomia fusionale.


Note:

[1] Quando a un soggetto viene chiesto di tenere fermo un oggetto al quale un robot applica una forza di carico sinusoidale, la prese delle dita varia ma con ritardo rispetto alla forza di carico. Se invece il soggetto applica una forza verso il basso in previsione della variazione della forza di carico non avviene nessun ritardo.


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