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Emozioni e sentimenti

I neuroscienziati distinguono emozioni e sentimenti, definendo:

  • le emozioni come l’insieme delle risposte fisiologiche, endocrine e comportamentali, che si manifestano in modo automatico, prevalentemente inconscio, quando il cervello rileva situazioni particolarmente impegnative;
  • i sentimenti come le percezioni coscienti delle risposte emotive.

Le risposte emotive-comportamentali sono state conservate nell’evoluzione della specie e rilevate anche negli organismi più semplici, come per esempio la cellula batterica che può rilevare sostante chimiche nocive o utili e rispondere in modo adattivo, sono pertanto considerate fondamentali per la sopravvivenza.

Fanno un’ulteriore distinzione tra stimoli con competenza emozionale naturalmente significativa e stimoli con competenza emozionale associata:

  • i primi comprendono stimoli come oggetti, animali o situazioni che innescano emozioni automatiche senza nessuna esperienza pregressa, determinano quindi risposte innate,
  • i secondi comprendono eventi od oggetti di per sé insignificanti ma che se si presentano in concomitanza di stimoli emotivi possono acquisire particolare rilevanza emozionale, sono quindi stimoli emozionali soggettivi.

La competenza emozionale è caratterizzata da risposte endocrine, del sistema nervoso autonomo e del sistema muscolo-scheletrico e sono simili a quelle innescate da stimoli pulsionali come la fame, la sete, l’appetito sessuale, il sonno e variazioni del metabolismo corporeo.

Gli stati emozionali possono essere osservati sia direttamente, per esempio attraverso le espressioni facciali e comportamenti espliciti, sia indirettamente attraverso test psicofisiologici, neurofisiologici o analisi ormonali, sono quindi misurabili sia nell’Uomo sia negli animali da laboratorio. I sentimenti sono di più difficile valutazione in quanto soggettivi e applicabile soltanto sull’Uomo.

La Sigmasofia considera le emozioni e gli istinti come un unico campo, non solo concettuale ma anche energetico, in quanto scaturibili dal campo di forza vitale complessivo: l’autopoiesi. L’emozionarsi è la funzione innata, il contenuto per il quale ci si emoziona è soggettivo, le emozioni-istinti collegate ai metabisogni determinano quelle che i neuroscienziati denominano risposte innate, in quanto mirano alla conservazione della sopravvivenza, gli istinti-emozioni collegati ai contenuti acquisiti, quindi ai bisogni-desideri, sono soggettivi, detto ciò è sempre il livello di consapevolezza che determina la risposta comportamentale (sia se si tratti di risposte ai metabisogni sia se si tratti di risposte ai bisogni-desideri) ma anche la coscienza del sentire. L’allenamento alla percezione diretta dell’autopoiesi mentre è in circolo il contenuto emozionale può portare la consapevolezza a livelli che generalmente rimangono “sottocorticali”, quindi inconsci, così come affermano i neuroscienziati riguardo il controllo neurale delle risposte emozionali automatiche, innate.

Gli studi sulla localizzazione cerebrale delle emozioni

Teoria del feedback periferico

            L’emozione che è stata maggiormente presa in esame per le ricerche sulla localizzazione celebrale delle emozioni è la paura. Il pioniere fu lo psicologo americano William James, nel 1980, che riteneva che la paura fosse il sentimento conscio delle emozioni, quindi delle variazioni fisiologiche che si verificano durante l’atto dello scappare.

Egli elaborò la teoria del feedback periferico

In base ad essa ogni sentimento, quindi la percezione consapevole, deriva dall’insieme delle espressioni emotive governate dalle vie discendenti della corteccia che determinano la risposta corporea, in sintesi: quando la manifestazione corporea diviene cosciente si palesa il sentimento.  Bisogna tenere presente che tale teoria venne elaborata secondo le conoscenze di quel tempo circa il sistema nervoso centrale, di cui non si conoscevano ancora le aree specifiche governanti le emozioni e i sentimenti.

Emozioni e sentimenti. Teoria del feedback periferico. Pag.1085 Principi di neuroscienze, quarta edizione italiana; E.R.Kandel, J.H.Schwartz, T.M. Jessel, S.A.Siegelbaum, A.J.Hudspeth. Casa Editrice Ambrosiana
Teoria del feedback periferico. Pag.1085 Principi di neuroscienze, quarta edizione italiana; E.R.Kandel, J.H.Schwartz, T.M. Jessel, S.A.Siegelbaum, A.J.Hudspeth. Casa Editrice Ambrosiana

Teoria centrale

All’inizio del XX secolo Walter Cannon e collaboratori elaborarono la teoria centrale.

Questa teoria si avvaleva della dimostrazione scientifica che anche asportando gli emisferi cerebrali, senza lesionare l’ipotalamo, alcune risposte emotive di base (come la rabbia, la lotta e la fuga) erano simili a quelle ottenute dalla stimolazione elettrica dell’ipotalamo su animali da laboratorio intatti. Ciò indusse a pensare che l’ipotalamo fosse determinante per le reazioni emozionali. Rispetto alla teoria del feedback negativo quindi, lo stimolo emozionale veniva sempre indirizzato alla corteccia cerebrale ma simultaneamente captato dal talamo e dall’ipotalamo determinando la risposta somatica.

Quindi, le connessioni discendenti dall’ipotalamo con il tronco encefalico e il midollo spinale generavano le risposte emozionali, le connessioni dell’ipotalamo ascendenti alla corteccia celebrale generavano i sentimenti.

Emozioni e sentimenti. Teoria centrale. Pag.1085 Principi di neuroscienze, quarta edizione italiana; E.R.Kandel, J.H.Schwartz, T.M. Jessel, S.A.Siegelbaum, A.J.Hudspeth. Casa Editrice Ambrosiana
Teoria centrale. Pag.1085 Principi di neuroscienze, quarta edizione italiana; E.R.Kandel, J.H.Schwartz, T.M. Jessel, S.A.Siegelbaum, A.J.Hudspeth. Casa Editrice Ambrosiana

Circuito di Papez

James Papez, nel 1937 prendendo spunto dalla Teoria centrale la ampliò, aggiungendo altre strutture nervose come la corteccia del cingolo, alla quale convergono le informazioni provenienti dall’ipotalamo e dalla corteccia sensoriale determinando l’esperienza cosciente dei sentimenti. Lo stimolo emozionale viene sempre captato dal talamo e trasmesso all’ipotalamo e alla corteccia sensoriale, la quale ritrasmette, oltre che alla corteccia del cingolo, all’ippocampo che a sua volta ritrasmette all’ipotalamo determinando la riposta corporea, risposta che viene indirizzata al talamo anteriore e alla corteccia del cingolo chiudendo il circuito e completando le informazioni che generano l’esperienza cosciente, quindi il sentimento. Tale mappatura neuronale viene indicata come circuito di Papez.

Emozioni e sentimenti. Circuito di Papez. Pag.1085 Principi di neuroscienze, quarta edizione italiana; E.R.Kandel, J.H.Schwartz, T.M. Jessel, S.A.Siegelbaum, A.J.Hudspeth. Casa Editrice Ambrosiana
Circuito di Papez. Pag.1085 Principi di neuroscienze, quarta edizione italiana; E.R.Kandel, J.H.Schwartz, T.M. Jessel, S.A.Siegelbaum, A.J.Hudspeth. Casa Editrice Ambrosiana

Cervello viscerale

Negli anni ‘50-‘70 il neuroscienziato statunitense McLean ipotizzò l’esistenza del cervello viscerale, successivamente denominato sistema limbico, a causa della forma circolare delle zone neuronali coinvolte (dal latino limbus, cerchio). Questo si trova a livello della parte mediale degli emisferi e comprende oltre alle zone corticali quelle sottocorticali, connesse con l’amigdala e l’ippocampo. Per MecLean, contrariamente a Papez, l’esperienza cosciente delle risposte emotive non era imputabile alla corteccia del cingolo, ma all’ippocampo implicato sia nelle risposte somatiche sia nell’esperienza cosciente. MecLean sosteneva la teoria dei tre cervelli: il rettiliano, il viscerale, il neocorticale stratificatesi in base all’evoluzione, per cui il primo, corrispondente alle zone sottocorticali, governava le risposte comportamentali di base (come l’attacco, la difesa, la riproduzione ecc.) a livello non cosciente; il secondo era implicato nell’elaborazione cosciente parziale delle risposte emotive e le strutture corticali di cui era costituito; il terzo consentiva la pienezza cosciente dell’esperienza.

Dimostrazioni attuali

Ad oggi si è dimostrato che l’ippocampo, struttura chiave del sistema limbico, è implicato nella memoria emotiva non nell’elaborazione cosciente, la sua lesione inoltre, così come altre aree del sistema limbico non determina l’alterazione comportamentale ipotizzata. Tuttavia la teoria del cervello emozionale all’interno di una prospettiva evolutiva e la mappatura di circuiti neuronali per i processi cognitivi diversi da quelli utilizzati per gli stati emozionali, che possono operare in modo relativamente indipendente l’uno dall’altro, è ancora degna di considerazione.

Emozioni e sentimenti. Sistema limbico. Pag.1087 Principi di neuroscienze, quarta edizione italiana; E.R.Kandel, J.H.Schwartz, T.M. Jessel, S.A.Siegelbaum, A.J.Hudspeth. Casa Editrice Ambrosiana
Sistema limbico. Pag.1087 Principi di neuroscienze, quarta edizione italiana; E.R.Kandel, J.H.Schwartz, T.M. Jessel, S.A.Siegelbaum, A.J.Hudspeth. Casa Editrice Ambrosiana

L’amigdala

Attualmente è stato dimostrato che un’area del sistema limbico è costantemente implicata nelle emozioni. Quest’area è l’amigdala.

I primi studi

Negli anni trenta gli scienziati Klüver e Bucy rimossero bilateralmente i lobi temporali di alcune scimmie da laboratorio e osservarono un’alterazione comportamentali di natura psicologica, come la scelta non idonea del cibo (portavano alla bocca cibi non edibili) e dei partner sessuali (tentavano di accoppiarsi con altre specie), inoltre non manifestavano paura di fronte a animali od oggetti potenzialmente pericolosi per la loro vita. Tali disturbi presero il nome di sindrome di Klüver- Bucy.

A metà degli anni cinquanta Lawrence Weiskrantz volle scoprire quale zona dei lobi temporali fosse implicata in questa sindrome. Riprendendo gli studi sul condizionamento pavloviano della paura, secondo cui ad un ratto di laboratorio viene dato uno stimolo acustico associato a un lieve shock elettrico, i suoi studi e quelli successivi dimostrarono che la lesione dell’amigdala non permetteva l’associazione di entrambi gli stimoli, perciò l’animale non provava paura quando lo stimolo sonoro veniva somministrato da solo, mentre negli animali intatti l’associazione tra i due stimoli determinava le stesse risposte fisiologiche (l’immobilizzazione e l’alterazione di altri fattori fisiologici) anche in presenza del solo stimolo acustico, ed inoltre la sua lesione non consentiva l’apprendimento delle risposte di evitamento (gli animali intatti imparavano ad azionare una leva posta loro per disinnescare lo shock elettrico), perciò si dimostrò che l’amigdala ha la funzione di stabilire una relazione tra gli stimoli esterni e le loro conseguenze in termini di ricompensa e punizione.

Nuclei d’ingresso e d’uscita

In particolar modo il nucleo laterale è il nucleo d’ingresso dell’amigdala, quello che riceve informazioni dal talamo su uno stimolo condizionato (ad esempio il tono acustico). Il nucleo centrale è la regione d’uscita dell’amigdala che trasmette i segnali al tronco encefalico determinando i comportamenti di difesa a carico del sistema nervoso autonomo ed endocrino. I segnali sensoriali provenienti dal talamo vengono simultaneamente ritrasmessi alla corteccia sensoriale, determinando come visto, l’esperienza cosciente dell’evento, tuttavia l’amigdala è in grado di rispondere a un segnale di pericolo prima che la corteccia possa elaborare le informazioni dello stimolo e lo stato emozionale innescato dalle afferenze del talamo può quindi essere avvertito prima che diventi conscio.

Quando lo stimolo condizionato (il suono) viene ripetutamente somministrato contemporaneamente allo stimolo incondizionato (lo shock elettrico), l’efficacia del primo viene potenziata, in particolare è all’interno del nucleo laterale che avvengono le modificazioni sinaptiche che determinano l’apprendimento dell’associazione tra i due stimoli e ne consentono la memoria a lungo termine; ma anche a livello del nucleo centrale sono state dimostrate modificazioni sinaptiche di natura plastica che consentono di assegnare a tale nucleo non soltanto la funzione di attivazione delle risposte motorie ma anche di immagazzinare le associazioni legate alla paura, provenienti dal nucleo laterale e ritrasmesse in uscita.

Amigdala e aree corticali

Le connessioni dell’amigdala con le aree corticali permettono di influenzare altre funzioni di natura cognitiva, modulando ad esempio l’attenzione, la percezione e il processo decisionale.

Negli animali l’amigdala è impegnata nella paura non condizionata (innata), per esempio nell’assunzione di comportamenti di difesa nella rilevazione dell’odore di un predatore o di animali della stessa specie; a differenza della paura appresa con l’esperienza vengono coinvolte arre diverse della sostanza grigia periacqueduttale (connessa con l’ipotalamo).

Anche nell’Uomo la lesione dell’amigdala determina l’incapacità di produrre risposte condizionate di paura e quella di riconoscere le espressioni facciali della paura. Si è rilevata un’intensa attività dell’amigdala quando vengono somministrati espressioni facciali di terrore anche a livello subliminale, mettendo quindi in risalto l’importanza dell’amigdala nella valutazione subconscia del significato di uno stimolo.

            Alcune forme di elaborazione della paura sono specifiche dell’Uomo. Per esempio è sufficiente comunicare l’associazione di uno stimolo condizionato ad un altro incondizionato (il suono e lo shock elettrico), o vedere un altro uomo che la subisce, per innescare risposte del sistema nervoso autonomo, ne è quindi condizionato anche senza l’esperienza diretta.

Amigdala, apprendimento e ricordo inconscio

Come visto l’amigdala è implicata nell’apprendimento e nel ricordo implicito delle emozioni (cioè inconscio), ma affinché si possa codificare l’apprendimento e memorizzarlo anche in modo esplicito (quindi cosciente) sono implicate altre arre del sistema limbico le in particolare l’ippocampo. Infatti, una lesione dell’amigdala comporta l’incapacità, ma ne conservano memoria della risposta fisiologica allo stimolo condizionato, mentre la lesione dell’ippocampo, al contrario, determina l’adeguata risposta fisiologia ma senza il ricordo cosciente. Le funzioni dell’amigdala risultano inoltre implicate in alcune malattie psichiatriche dell’Uomo, soprattutto in quelle caratterizzate da paura e ansia.

Amigdala ed emozioni

L’amigdala è implicata sia nelle emozioni cosiddette negative sia positive, negli animali e negli uomini. In questi ultimi risulta attivata in presenza di immagini di stimoli associati a cibo, attività sessuale e denaro o nel prendere decisioni in base al valore della ricompensa. In studi condotti su animali sono stati somministrati stimoli visivi associati a ricompense e poi gli stessi associati a punizioni, in entrambi i casi veniva modificata l’attività neurale dell’amigdala in tempi sufficientemente idonei per far cambiare la risposta comportamentale.

I correlati neurali dei sentimenti

            All’elaborazione dell’esperienza emotiva contribuiscono anche altre aree cerebrali, oltre all’amigdala, l’ippocampo, la sostanza grigia periacqueduttale, sono importanti anche alcune aree corticali, in particolare la corteccia del cingolo, l’insula e la corteccia prefrontale, importanti per gli stati emozionali complessi: i sentimenti, responsabili delle interazioni sociali.

La corteccia frontale e prefrontale

In particolar modo la corteccia frontale è implicata in tali interazioni, la lesione di quest’area infatti non determina deficit motori e intellettivi ma incapacità per esempio di intrattenere relazioni sociali stabili, a mantenere il posto di lavoro, a essere indipendenti economicamente. Nello specifico la lesione della corteccia prefrontale comporta alterazioni emozionali associate a emozioni sociali e a processi decisionali. Non manifestano alterazioni fisiologiche caratterizzanti le emozioni, come per esempio la sudorazione o l’aumento della frequenza cardiaca quando vengono mostrati loro stimoli che di solito provocano emozioni. Non sanno prendere decisioni in base alla ricompensa o alla punizione, anche se ne hanno contezza, ma è come se non sapessero come accedere a queste conoscenze, probabilmente per carenze legate all’elaborazione delle emozioni.

La corteccia prefrontale opera in parallelo con l’amigdala, regolando l’attenzione rivolta a particolari stimoli, influenzando i contenuti mnemonici, la risposta emozionale e i processi cognitivi, per esempio accelerando o rallentando il flusso delle rappresentazioni sensoriali, e quindi contribuendo all’elaborazione dei sentimenti.

Aree attivate

Attraverso lo studio delle immagini prodotte dalla PET (il sistema di visualizzazione cerebrale mediante tomografia a emissione di positroni), si è rilevata l’attivazione di differenti aree corticali e sottocorticali in base all’evocazione di ricordi legati al differente contenuto emozionale (tristezza, paura, rabbia e gioia). Queste aree sono

  • la corteccia dell’insula
  • la corteccia somato-sensoriale
  • la corteccia del cingolo
  • l’ipotalamo
  • la parte superiore del tronco encefalico

Per esempio l’area di attivazione inerente la tristezza (corteccia del cingolo) è la stessa che si evidenzia nei soggetti che soffrono di tristezza bipolare, area che appare di spessore ridotto in coloro che sono affetti da depressione cronica. Nell’esperienza cosciente non si rileva attività dell’amigdala, suffragando l’ipotesi che essa sia implicata negli stati emotivi inconsci.

Per la Sigmasofia

La Sigmasofia, come detto, ingloba gli istinti-emozioni in un unico campo, l’esperienza cosciente degli stessi, ciò che i neuroscienziati definiscono sentimenti, dipende dal livello di consapevolezza di ognuno, che si avvale della percezione del campo autopoietico (gli impulsi bio-chimico-elettrici delle reti neurali) da cui emergono e dell’elaborazione verbale. Ciò va a potenziare i circuiti delle vie corticali e sottocorticali (di cui si avvalgono per poter manifestarsi sotto forma di risposta somatica), avvalendosi della capacità neuroplastica del sistema nervoso per determinare nuove modalità comportamentali che risentono dell’azione correttrice, appresa e integrata proprio attraverso l’esperienza diretta. Ciò, a livello neurale, corrisponde esattamente alla scarica di impulsi talamo-amigdaloidei che ripetendosi, influenza quella dell’ippocampo, consentendone la memorizzazione. La ritrasmissione di questi impulsi a livello corticale, potenziandola rivolgendo l’attenzione all’emozione mentre è in circolo e simultaneamente senza farsene assorbire, è ciò che aumenta il proprio livello di consapevolezza.

L’attivazione di diverse aree cerebrali implicate a seconda dell’emozione rievocata che, sottolineo, negli studi condotti attraverso PET, è appunto rievocata e non diretta (ma per l’encefalo è come se lo fosse), potrebbe essere interpretata come la corrispondenza localistica del contenuto emozionale, la percezione a monte, al di là del contenuto specifico, ovvero la disidentificazione, verosimilmente implicherebbe simultaneamente le diverse aree, esattamente come avviene nei processi del pensare o durante la fase del sonno-sogno.


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